Animal Communication
Imparare a comunicare telepaticamente con gli animali
Edizioni Amrita
Esiste un linguaggio universale che gli animali e i bambini usano da sempre ma che noi adulti abbiamo abbandonato da tempo. C’è modo di recuperarlo?
Poco conosciuta in Italia, l’Animal communication è una tecnica per ritrovare le nostre capacità telepatiche nascoste e comunicare con i nostri amici animali, comprendere i loro stati d’animo, i loro disagi, le loro necessità e le loro aspettative, così da migliorare non solo la loro qualità di vita ma anche la nostra.
Molti atteggiamenti per noi incomprensibili sono in realtà dei modi per dirci qualcosa. Ma cosa?
Bene, ora possiamo chiederglielo direttamente. Troverete infatti nel libro alcune tecniche di base per iniziare da soli a… riscoprire in voi stessi queste capacità, anche se sono arrugginite. Ci troverete gli studi scientifici sull’argomento: inutile dire che molto resta da esplorare, ma di certo questa disciplina ben si accorda con il “salto di paradigma” a cui stiamo assistendo in tutti gli aspetti dello scibile umano, ora che la fisica quantistica, dopo quasi cento anni, ci è diventata familiare.
Il video
L’intervista
Valeria, come mai hai deciso di scrivere Animal Communiction?
Sono stata spinta dal desiderio di far conoscere l’approccio di Animal Communication. Penso sia importante provare ad avvicinarsi agli animali in maniera diversa e trovo questa nuova tecnica, ancora poco conosciuta, particolarmente
utile.
Presentiamo allora questa tecnica. Comunicare telepaticamente: sembra una cosa un po’ strana, in cosa consiste?
Si tratta di una tecnica che permette di entrare in contatto con i nostri animali a un livello diverso, direi più alto. È molto utile per comprendere il loro punto di vista, sapere come vivono determinate situazioni, quali sono le
loro necessità e cosa vorrebbero comunicare agli umani che vivono con loro. È un approccio diverso da quello utilizzato dall’educatore cinofilo (professione da cui sono partita), il quale interagisce con l’animale a un livello più
esterno: con questo nuovo approccio possiamo andare ancora più a fondo, capire ciò che vivono gli animali, ciò che pensano, ciò che hanno dentro.
Quindi cosa intendi quando dici comunicare telepaticamente con gli animali?
La prima cosa che faccio è guardare una foto dell’animale in questione, perché, lavorando spesso con persone che vivono lontano da me, non posso recarmi fisicamente a conoscere loro e i loro amici a quattro zampe. Dunque, mi faccio
mandare dalle persone che mi contattano le domande a cui non trovano risposta, il nome del loro animale e il messaggio, se ne hanno uno, che vorrebbero trasmettergli. Solo dopo aver avuto tutte queste informazioni, mi metto in contatto
con l’animale in questione.
È uno strumento che aiuta molto le persone a riflettere sugli aspetti positivi dei loro animali anche nei momenti di difficoltà, e a conoscerli più a fondo.
Prima hai detto che facevi l’educatrice cinofila quando hai deciso di intraprendere questo percorso. Come è successo?
Nel mio lavoro passato trovavo molto più difficile aiutare le persone che non gli animali. Mi spiego: quando un educatore cinofilo si trova davanti un animale con un problema comportamentale deve dedicare molto tempo a comprendere;
il lavoro da fare è sia sull’animale che sulle persone che vivono insieme ad esso, ma spesso queste ultime non sono disposte a impegnarsi in questo percorso, che richiederebbe loro di rivedere e cambiare le loro abitudini quotidiane.
Non è facile, per nulla!
Ciò era causa per me di grande frustrazione. Da quando conosco Animal Communication mi sembra tutto più semplice, sento che attraverso il mio lavoro riesco ad aiutare in modo più incisivo gli animali e questo mi fa sentire sicuramente
più utile.
Come hai scoperto Animal Communication?
Era un periodo in cui frequentavo diversi corsi di formazione; durante uno di questi ho conosciuto una collega che mi ha parlato di una persona a Ginevra che utilizzava questa tecnica.
In quel momento avevo un problema con uno dei miei cani: da un certo punto in poi aveva, infatti, iniziato a nutrire molte paure e io ero alla ricerca di qualcuno che lo potesse aiutare. Ho contattato, dunque, questa persona di Ginevra
e le ho chiesto di comunicare con il mio cane: sono rimasta molto sorpresa da come sia riuscito a capirlo, e di conseguenza ad aiutarlo, pur non conoscendolo
e avendolo visto solo in fotografia.
In quel momento ho capito quanto fosse importante per me diventare sempre più competente nel facilitare le relazioni tra umani e animali. Di lì a poco sono partita per gli Stati Uniti, dove ho iniziato la mia formazione in questa
tecnica, che si basa su alcune tecniche di meditazione.
Che tipo di persone si rivolgono a te?
Sono persone che vogliono conoscere meglio il proprio animale, magari per risolvere problemi comportamentali, capirne le motivazioni, sapere cosa stanno vivendo e perché abbiano determinati atteggiamenti.
Ricevo molte richieste di contatto anche per animali che si trovano alla fine della loro vita: in quei momenti i dubbi degli umani aumentano, ci si chiede se le necessità del proprio amico siano state soddisfatte o meno, se si stia
percorrendo la strada giusta, se e quanto stia soffrendo l’animale,
se gradisca o meno la compagnia del suo umano, e via dicendo. Il mio compito in quei casi è far conoscere le opzioni possibili, le diverse visioni che conosco per affrontare una situazione, dopodiché sarà la persona in questione
a prendere la decisione.
E poi mi occupo anche di comunicazione con gli animali che sono nell’aldilà. Le persone spesso si portano dentro molti sensi di colpa: non sono sicure di aver fatto le scelte migliori, magari sentono il bisogno di scusarsi con l’animale
per qualcosa.
In questa comunicazione quindi riferisci il dispiacere della persona all’animale che è mancato?
Sì e no. Cerco sempre di non appesantire troppo gli animali con cui comunico. L’obiettivo è ritrovare l’equilibrio e la serenità negli animali e nelle persone che hanno sensi di colpa o dispiaceri non espressi nei confronti dei loro
amici nell’aldilà. Per loro è importante chiedere scusa, esprimere ciò che sentono. L’animale infatti molto spesso è tranquillo: sono le persone a vivere forti disagi, dubbi sulle decisioni prese, o magari senso di colpa perché erano
assenti al momento della morte del loro amico.
Questa tecnica può essere usata solo con gli animali domestici o anche con altri?
Principalmente lavoriamo con cavalli, cani, gatti, conigli, ma ci sono richieste anche per pappagalli o rettili. Questa tecnica funziona molto bene anche con i ratti e i pesci. Ritengo molto interessante anche il contatto con animali
che vivono nella savana, come giraffe o ippopotami: hanno cose interessantissime da dirci, è un mondo molto lontano dal nostro, da cui avremmo da imparare molto.
Immagino che esperienze di questo tipo possano cambiare la vita. Come?
L’Animal communication ti cambia totalmente la vita, sì, perché è un approccio completamente diverso: si ha la possibilità di aiutare le persone ad avere un visione più ampia, più completa. E si capisce quanto sia vasto il mare di
emozioni che gli amici animali con cui viviamo tutti i giorni portano dentro di sé.
Se puoi comunicare con qualunque animale puoi riuscirci anche con gli umani, o no?
No. È una professione diversa e la lascio a persone che possiedono questo tipo di competenze. La telepatia verso gli umani si avvale infatti di strumenti e approcci diversi, e bisogna conoscerli molto bene per poterli utilizzare.
Tu lo racconti con molta naturalezza, ma per te è sempre stato così? Sei cresciuta pensando di poterlo fare?
Sono cresciuta a stretto contatto con gli animali: mi sono sempre sentita molto a mio agio con loro. Ricordo che durante le pause a scuola preferivo far visita al cavallo di mio padre e passare del tempo con lui. Ho anche sempre
avuto dei cani, facevano parte del mio mondo, molto più che per altre persone, come ad esempio per le mie sorelle.
Poi sono cresciuta, ma continuavo a domandarmi cosa pensassero i miei amici animali. Così, quando ho scoperto questa tecnica, non me la sono lasciata scappare. In Italia esistono più di 3 milioni di famiglie che vivono con cani o
gatti e penso che sia importante dare a queste persone l’opportunità di dare il meglio di sé ai loro animali.
Che cos’è per te Amrita?
È la casa editrice che desideravo per
questo libro. Trovo che sia meravigliosa l’umanità di chi ci lavora, sono stata accompagnata passo dopo passo da tutti loro. Non ero una scrittrice quando ho iniziato questo progetto editoriale, quindi aver trovato qualcuno che
mi aiutasse a tradurre i concetti che esprimevo in modo comprensibile a tutti è stato fondamentale.